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BARRIO TALK: DIETRO LE QUINTE DI UN BRAND

BARRIO TALK: DIETRO LE QUINTE DI UN BRAND

Terzo appuntamento con Barrio Talk, la nostra rubrica dedicata alle interviste. Questa settimana abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Dario, proprietario di Vision of Super. Come molti di voi ben sanno, Vision of Super è un brand italiano di abbigliamento streetwear che nell’ultimo periodo ha riscosso un notevole successo, arrivando a collaborare con marchi molto conosciuti, primo fra tutti Colmar. Il brand, che ha sede in Lombardia, è stato fin da subito legato alla scena rap italiana: i suoi prodotti infatti sono stati visti indossare da diversi artisti del calibro di Gue Pequeno, Sfera Ebbasta e Sapobully.

S: Ciao Dario, partiamo col domandarti: Come e quando è nata l’idea del brand e da chi è composto il tuo team?

D: Ciao ragazzi. Inizialmente ho lavorato nell’azienda di mio padre dove ho potuto imparare realmente la vita imprenditoriale, fatta di gioie e dolori. Dopodiché un giorno ho acquisito la consapevolezza di voler creare un mio progetto. Ho dapprima collaborato con un’azienda e-commerce molto importante a livello mondiale perché volevo capire i “trucchi” del mestiere dato che ho sempre visto il futuro improntato sul digital marketing e i social. Successivamente, circa 2 anni e mezzo fa, mi sono lanciato e ho aperto VoS con dei principi fondamentali al suo interno: digital, famiglia e qualità. Siamo cresciuti tanto, ora l’azienda gira intorno a 15 persone e ben 4 brand: Vision of Super, Phobia Archive, Rhizome e Mattmoro. Il team vive però ogni giorno in piena sintonia e collettività, guardando sempre con ottimismo gli ambiziosi traguardi che ci siamo prefissati.

S: Ti aspettavi questo successo? Dopo quanto hai capito che qualcosa stava iniziando a funzionare seriamente?

D: Sinceramente me lo aspettavo ma non così velocemente. Ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada persone che dedicano la loro vita al progetto e su cui posso contare perché so che lavorano sui dettagli e per migliorarsi loro stessi ogni giorno. È anche questo uno dei segreti che fa andare avanti la nostra Formula Uno.

S: Come hai iniziato a lavorare nel mondo dello streetwear e che consigli daresti a chi volesse provare a lanciare un brand da 0?

D: Oggi è molto semplice creare una linea di magliette e felpe con qualche grafica e questo sicuramente è un pro per chi si vuole lanciare nel mondo del fashion, ma esiste una gran differenza tra questo e creare un brand: la creazione di un brand significa lavorare sui dettagli, sul marketing, sul team e avere una visione a lungo termine. Tutti pensano di fare soldi facili in poco tempo ma non è quello che comporta (almeno inizialmente) creare un brand: creare qualcosa di duraturo implica lavorarci sopra ogni giorno per migliorarlo, dargli longevità, studiare il mercato, studiare il marketing ecc… Chi vuole lanciare un marchio dovrebbe prima partire da quello e poi pensare al prodotto, che è solamente una conseguenza della strategia che si vuole seguire.

S: Quali difficoltà hai affrontato nella creazione del brand?

D: In primis l’organizzazione: sono dovuto passare dal parlare con una/due persone al dover coordinare il lavoro di 15 persone e i tempi di gestione che, nonostante inizialmente sembrino lunghissimi, in realtà sono sempre ristretti e di conseguenza si rischia sempre di essere in ritardo. Ora però siamo a buon punto e la nostra macchina sta girando a velocità pazzesche.

S: Bene. Adesso invece raccontaci di come un brand emergente come il tuo sia arrivato a realizzare una collaborazione con uno del calibro di Colmar. E, guardando in ottica futura, avete già in mente nuove collaborazioni di questo tipo?

D: Il mio segreto penso sia stata la sfrontatezza. Non mi sono mai dato un limite, ho sempre cercato di capire cosa avesse bisogno il brand a cui cercavo di affiancarmi. Una collaborazione per essere vincente deve portare vantaggi ad entrambi i brand coinvolti e capire dove ci sono delle carenze che si possono colmare è il trucco per crearla. E poi rischiare, non mi sono mai fatto problemi a “chiedere”. Questo 2021 usciranno collaborazioni molto interessanti e abbiamo in serbo qualcosa di veramente gigante.

S: Secondo te quanto contano i social network al giorno d'oggi per un brand e in generale per realizzare un nuovo progetto?

D: Penso siano fondamentali. I social sono riusciti a ridurre la forbice tra i grandi brand che spendevano miliardi in pubblicità e i brand in fase di start up con fondi limitati. Oggi creando una giusta strategia e utilizzando al top i social si può correre più veloci di brand che hanno molto più capitale da investire.

S: Il Covid-19 ha colpito tutti i settori, compreso quello della moda, in maniera grave. Come avete affrontato questa situazione?

D: Abbiamo lavorato sul futuro potenziando gli e-commerce, lavorando sul marketing in modo tale che i nostri rivenditori vendessero anche durante il lockdown e abbiamo realizzato nuove collaborazioni. È stato un periodo intenso dove abbiamo dovuto in una settimana cambiare tutto quello che avevamo impostato ma penso che siamo riusciti ad affrontarlo alla perfezione. I risultati parlano da sé: tutti i negozi hanno capito il nostro sforzo e hanno venduto i nostri brand e di conseguenza abbiamo creato con loro un rapporto ancora più solido e delle ottime fondamenta su cui costruire il nostro futuro.

S: Perfetto. Grazie per il tempo che ci hai concesso e per le risposte complete che sei riuscito a darci. In bocca al lupo per i prossimi progetti!

D: Grazie a voi ragazzi, crepi!

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