FACCIA A FACCIA CON UN RESELLER LOCALE
Parte oggi la serie di articoli di Barrio Bodegadedicata alle interviste. Per iniziare, abbiamo deciso di parlare del resell, fenomeno di rivendita di un oggetto a prezzo maggiorato fortemente legato al mondo dello streetwear, in particolare a quello delle sneakers. Per farci un’idea più chiara delle dinamiche presenti in questo tipo di business abbiamo deciso di intervistare un reseller reggiano, che per ovvi motivi rimarrà anonimo.
S: Ciao R, partiamo col domandarti in merito al tuo rapporto con le sneakers: solo business o passione?
R: Ciao, allora il rapporto che ho con le sneakers è certamente speciale: sono prima di tutto un collezionista sfegatato, il business viene dopo la passione.
S: Come sei diventato un reseller? Lo vedi come un lavoro anche in ottica futura o è solamente un piano B?
R: Allora tutto è iniziato quando presi le Air Presto Volt Acronym nella loro prima versione. Diciamo che è stato tutto molto casuale: gradualmente, dopo aver venduto questo primo paio, ho iniziato ad informarmi sempre di più in merito a questo tipo di business. Da quel momento in poi, ogni volta che compravo delle nuove sneakers, cercavo di tenermi il mio paio personale e allo stesso tempo tentavo di venderne altre dello stesso tipo per potermi ripagare la spesa sostenuta e guadagnarci anche qualcosa. Al momento, essendo uno studente universitario, lo considero un lavoro a tutti gli effetti e mi prende ogni giorno diverso tempo.
S: Quanti soldi hai investito indicativamente da quando hai cominciato e quanto vale attualmente il tuo patrimonio di sneakers?
R: Al momento, tenendo conto anche dei soldi attualmente investiti, ho qualcosa come centomila euro da parte. Magari per molti reseller può non essere folle come cifra, ma per me che ho iniziato qualche anno fa spendendo duecento euro nello store di Excelsior a Milano è stato sicuramente qualcosa di inaspettato avere tutti questi soldi. Non ho idea di quanto possa aver speso in questi anni, non ho mai tenuto un conto preciso. Sicuramente parecchio.
S: Che obbiettivo avevi quando hai iniziato a fare il reseller?
R: Come detto in precedenza, il tutto è nato in maniera casuale. Inizialmente volevo solamente collezionare il mio paio di scarpe e riuscire, vendendone altre paia, a reinvestire il profitto ottenuto. Poi, gradualmente, sono riuscito a crescere nel settore. Sono soddisfatto di dove sono adesso.
S: Quali difficoltà hai incontrato in questo tipo di lavoro?
R: La difficoltà maggiore l’ho trovata nel continuo evolversi delle modalità di uscita delle sneakers. Negli anni si è passati dalle release in store (i cosiddetti “campout”) a quelle online con le varie raffle e i vari backdoor. Il fatto che ogni volta tutto possa cambiare ti mette in difficoltà perché devi capire come riorganizzarti il prima possibile. Bisogna far in modo che le nuove difficoltà diventino un punto di forza, adattandosi e cambiando, oltre che per i metodi di release, anche in base alle idee della gente. È fondamentale capire cosa continua ad essere “hype” e anche cosa invece non sta più andando di moda. Non è semplice, ma essendo anche una passione mi impegno ogni volta per prendere le scelte giuste.
S: Okay, ti ringraziamo per il tempo che ci hai concesso. In bocca al lupo per il futuro!
R: Grazie a voi ragazzi, crepi!